In molte circostanze, alla base dell’alcolismo può essere rintracciato un disturbo di origine psichiatrica o, comunque, un disagio psicopatologico: nonostante ciò, sono poche le persone che per risolvere questo problema prendono la decisione di rivolgersi a uno psichiatra, probabilmente perché è diffusa la convinzione che solo i “matti” necessitino di questo tipo di supporto. Per di più, quasi sempre gli alcolisti non sono pronti a riconoscere di avere un problema, o in ogni caso vi fanno fronte in maniera irregolare, con metodi che si rivelano poco efficaci perché non adeguati: quando va bene attraverso uno spontaneo tentativo di astinenza, quando va male con il ricorso a sostanze differenti, magari ancora più pericolose.
Aver voglia di guarire rivolgendosi a un centro per la cura dell’alcolismo è già un grande passo avanti: chi è coinvolto nell’alcolismo, infatti, tende a nascondere le proprie debolezze e il proprio disagio, magari supportato in questo tentativo di dissimulazione anche dai familiari, che non vogliono far sapere al mondo esterno quale situazione drammatica stiano vivendo. Celare le difficoltà personali nel rapporto con le bevande alcoliche è normale, sia chiaro: lo si fa per evitare ripercussioni negative sul posto di lavoro, per esempio, ma anche per non essere additati socialmente. Il problema è che in questo modo non se ne esce mai: nel momento in cui viene occultata, la dipendenza da alcol si consolida, e provare a recuperarla è ancora più complicato.
In un centro per la cura dell’alcolismo si studiano e si mettono in pratica trattamenti che hanno lo scopo di favorire la completa interruzione della dipendenza. Il periodo di riabilitazione non è breve: non si può sperare di ottenere risultati dall’oggi al domani, ma ci si deve aspettare effetti benefici solo sul lungo periodo, anche a distanza di anni. Questa è una delle ragioni per le quali è indispensabile anche il coinvolgimento dei familiari.
La gestione dell’astinenza acuta, che presuppone la disintossicazione, rappresenta la fase più delicata, e in linea di massima dura non più di un paio di settimane; di solito comporta un ricovero in ospedale, in occasione del quale il soggetto viene nutrito e reidratato per via endovenosa fino a quando non riesce ad alimentarsi di nuovo da solo. La somministrazione di benzodiazepine può essere utile per contenere l’agitazione, a patto che la stessa venga ridotta in modo graduale. Anche gli integratori di sali minerali, di folati e di vitamine del gruppo B sono molto importanti per evitare carenze nutrizionali pericolose.